L’accertamento tecnico preventivo e la consulenza tecnica preventiva ai fini della valutazione della lite

Avv.  Giuseppe Corvino


Il processo civile è un percorso lungo e tortuoso, le parti potrebbero avere l’esigenza di accertare un determinato fatto giuridico, una determinata “prova” ed altro, prima di azionare la lite.

Strumenti particolarmente duttili, prima dell’avvio del giudizio, sono l’Accertamento Tecnico Preventivo (ATP), disciplinato dall’art. 696 cpc, e la Consulenza Tecnica Preventiva ai fini della composizione della lite  regolata dall’art. 696 bis c.p.c.

Gli istituti sono simili ma non identici e rientrano entrambi nei procedimenti cautelari previsti dall’ordinamento.


Sommario

L’ATP ex art. 696 c.p.c.

Presupposti e quesiti da indicare nel ricorso

I tempi del consulente

Il deposito della Consulenza e la fase successiva

Conclusioni

La consulenza tecnica preventiva ai fini della conciliazione della lite ex 696-bis c.p.c.

Presupposti

I compiti del CTU

Tempi del consulente

Conclusioni

 

L’ATP ex art. 696 c.p.c.

L’articolo 696, del codice di procedura civile, denominato “Accertamento tecnico e ispezione giudiziale” dispone che:

comma primo: “Chi ha urgenza di far verificare, prima del giudizio, lo stato di luoghi o la qualità o la condizione di cose, può chiedere, a norma degli articoli 692 e seguenti, che sia disposto un accertamento tecnico o un’ispezione giudiziale. L’accertamento tecnico e l’ispezione giudiziale, se ne ricorre l’urgenza, possono essere disposti anche sulla persona dell’istante e, se questa vi consente, sulla persona nei cui confronti l’istanza è proposta.”

Al comma secondo: “L’accertamento tecnico di cui al primo comma può comprendere anche valutazioni in ordine alle cause e ai danni relativi all’oggetto della verifica.”

E’ importante sottolineare che la consulenza tecnica non costituisce in linea di massima mezzo di prova bensì strumento di valutazione della prova acquisita (Cass., sez. III, 19.1.2006, n. 1020) – può essere fonte oggettiva di prova quando si risolve nell’accertamento di fatti rilevabili unicamente con l’ausilio di specifiche cognizioni o strumentazioni tecniche – prima dell’instaurazione del giudizio di merito.

In altre parole, la consulenza è finalizzata a fotografare lo stato dei luoghi, la qualità o la condizione del bene quando l’interessato non può in altri modi acquisirla (si pensi ad un cantiere di lavoro nella disponibilità dell’appaltatore, un immobile nella disponibilità di un conduttore, un impianto che per la particolare natura può essere toccato solo dall’installatore).

Ne discende, in virtù della non idoneità ad assurgere a prova, che una consulenza favorevole ad uno dei contendenti non equivale ad un sentenza favorevole.

 

Presupposti e quesiti da indicare nel ricorso

 

I presupposti per la concessione sono il pericolo costituito dal ritardo “periculum in mora” e la probabile esistenza del diritto “fumus boni Iuris”

La parte interessata azionando il procedimento chiede al Magistrato l’accertamento dei fatti posti a fondamento del ricorso formulando appositi quesiti da sottoporre al consulente – soggetto terzo e imparziale- che verrà nominato dal Giudice, ricorrendone i presupposti e previa instaurazione del contraddittorio, con apposita ordinanza.

I quesiti possono essere avanzati anche da parte avversa e possono sempre essere integrati dal magistrato. E’ di palmare evidenza che i quesiti poiché sono il tema della controversia devono essere ben formulati.

 

I tempi del consulente

E’ opinione diffusa che la perizia si concluda in pochi mesi se non addirittura in pochi giorni, tale idea del procedimento è errata.

I tempi della conclusione della perizia sono fissati dal Magistrato e normalmente rientrano in un range di 120 giorni.

E’ pur vero che il giudice può stabilire tempi ridotti quando ricorrono particolari necessità,  tuttavia questa non è la regola ma l’eccezione.

 

Il deposito della Consulenza e la fase successiva

Il procedimento si conclude con il deposito della relazione del CTU in Tribunale. Come detto la consulenza non è una sentenza o altro provvedimento suscettibile di fare stato tra le parti e quindi chi ha interesse alla tutela del proprio diritto deve iniziare un procedimento ex novo.

La causa si può certamente fondare sulla consulenza, che dovrà essere introdotta nel procedimento, ma è sempre facoltà del magistrato nominare un nuovo consulente.

 

Conclusioni

L’ATP può rappresentare un passaggio importante, perché le parti sono libere di trovare un accordo in merito, la documentazione è reperita dal consulente, il CTU è un soggetto terzo ed imparziale, l’indagine si estende anche alla ricerca delle cause.

Insomma, l’accertamento tecnico preventivo rappresenta uno passo importante per capire se l’azione ha una ragionevole probabilità di essere accolta.

Tuttavia l’accertamento è un passo preliminare non un giudizio che può, in ultimo, mettere fine alla lite. In merito ai compensi del consulente questi sono determinati dal Giudice sulla scorta del D. M del 30  maggio 2002 e del DPR 115/2002. .L’acconto è posto a carico della parte che chiede la consulenza, il saldo dei compensi è determinato a fine procedimento con decreto di liquidazione.

Per il compenso determinato dal decreto di liquidazione vige il principio di solidarietà passiva nei rapporti esterni, pertanto il pagamento grava su entrambe la parti. Concludendo, prima di iniziare un giudizio occorre soppesare i pro e i contro, le variabili di un processo sono innumerevoli e non sempre tutte prognosticabili ex ante.

Esempi di quanto si può ricorrere alla consulenza: appalto pubblico e privato, infiltrazioni, danni causati da terzi.

 

La consulenza tecnica preventiva ai fini della conciliazione della lite ex 696-bis c.p.c.

L’art. 696 bis rubricato “Consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite” stabilisce che: L’espletamento di una consulenza tecnica, in via preventiva, può essere richiesto anche al di fuori delle condizioni di cui al primo comma dell’articolo 696, ai fini dell’accertamento e della relativa determinazione dei crediti derivanti dalla mancata o inesatta esecuzione di obbligazioni contrattuali o da fatto illecito. Il giudice procede a norma del terzo comma del medesimo articolo 696. Il consulente, prima di provvedere al deposito della relazione, tenta, ove possibile, la conciliazione delle parti.”

La ratio della norma ha lo scopo di evitare il giudizio  mediante l’ausilio del CTU, soggetto estraneo e imparziale, nonché dotato di particolari competenze tecniche, il quale può far raggiungere un accordo, chiamato conciliazione, alle parti.

Una prima differenza con l’ATP sta nel fatto che la prima serve per avere un quadro della situazione prima di affrontare un giudizio, il procedimento ex art. 669 bis ha lo scopo di evitare un giudizio e quindi le lungaggini ad esso legate.

 

Presupposti

I presupposti sono in negativo rispetto al primo procedimento, perché non occorre il carattere dell’urgenza e la probabile esistenza del diritto. Altro aspetto che differenza questo istituto rispetto al precedente.

 

I compiti del CTU

Il CTU deve determinare il quantum e non le cause, altro onere è quello di tentare la conciliazione tra le parti.

Se la conciliazione non riesce, la relazione assumerà valore di prova documentale e le parti possono utilizzarla nel successivo giudizio di merito.

Se la conciliazione riesce, il CTU redige il verbale di conciliazione che viene sottoposto al Magistrato che conferisce con il decreto stabilità ed efficacia di titolo esecutivo. Il titolo può è valido per procedere esecutivamente, iscrivere ipoteca e promuovere l’esecuzione in forma specifica.

 

Tempi del consulente

I tempi sono gli stessi di quanto sopra detto, in questo caso però potrebbero snellirsi per il raggiungimento dell’accordo.

 

Conclusioni

Il procedimento descritto è sul piano pratico di grande utilità, la presenza del CTU, invocato dalle parti in pieno contraddittorio, può porre la parola fine ad una questione controversa senza attendere l’esito del giudizio. I compensi del consulente sono determinati con lo stesso metodo citato sopra e vale il principio della responsabilità nei rapporti esterni.

Esempi di quanto si può ricorrere alla consulenza sono gli stessi di cui sopra, quindi: appalto pubblico e privato, infiltrazioni, danni causati da terzi, inadempimento contrattuale ed altro.

 

 

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